Scrittore, Partigiano, Chimico e Poeta Italiano (Torino 1919 - Torino 1987)
Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a
noi, è nell'aria.
C'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio.
Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo.
Tutti coloro che dimenticano il loro
passato, sono condannati a riviverlo.
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide
case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate
se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per
mezzo pane che muore per un sì o per un no.
Non esistono problemi che non possano
essere risolti attorno ad un tavolo, purché ci sia volontà buona e fiducia
reciproca; o anche paura reciproca.
Le leggi razziali furono provvidenziali
per me, ma anche per gli altri: costituirono la dimostrazione per assurdo della
stupidità del fascismo.
Pochi sono gli uomini che sanno andare a
morte con dignità, e spesso non quelli che ti aspetteresti.
Se comprendere è impossibile, conoscere è
necessario.
I nazisti e i fascisti hanno dimostrato
per tutti i secoli a venire quali insospettate riserve di ferocia e di pazzia
giacciano latenti nell'uomo dopo millenni di vita civile, e questa è opera
demoniaca.
Della mia vita di allora non mi resta oggi
che quanto basta per soffrire la fame e il freddo; non sono più abbastanza vivo
per sapermi sopprimere.
Se si escludono istanti prodigiosi e
singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo
è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione alla felicità
sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono.
Meglio astenersi dal governare il destino
degli altri, dal momento che è già difficile ed incerto pilotare il
proprio.
Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i
palestinesi sono gli ebrei di Israele.
Rita Levi Montalcini è una piccola signora dalla volontà indomita e dal
piglio di principessa.
Devo dire che l'esperienza di Auschwitz è
stata tale per me da spazzare qualsiasi resto di educazione religiosa che pure
ho avuto.
Distruggere l'uomo è difficile, quasi
quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti,
tedeschi.
Sarà bene ricordare a chi non sa, ed a chi
preferisce dimenticare, che l'olocausto si è esteso anche all'Italia, benché la
guerra volgesse ormai alla fine, e benché la massima parte del popolo italiano
si sia mostrata immune al veleno razzista.
Esiste un contagio del male: chi è
non-uomo disumanizza gli altri, ogni delitto si irradia, si trapianta intorno a
sé, corrompe le coscienze e si circonda di complici sottratti con la paura o la
seduzione al campo avverso.
Guai a sognare: il momento di coscienza
che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta. Ma non ci capita
sovente, e non sono lunghi sogni: noi non siamo che bestie stanche.
Avevo una enorme, radicata, sciocca
fiducia nella benevolenza del destino, e uccidere e morire mi parevano cose
estranee e letterarie. I miei giorni erano lieti e tristi, ma tutti li
rimpiangevo, tutti erano densi e positivi; l'avvenire mi stava davanti come una
grande ricchezza.
Il sopravvivere senza aver rinunciato a
nulla del proprio mondo morale, a meno di potenti e diretti interventi della
fortuna, non è stato concesso che a pochissimi individui superiori, della
stoffa dei martiri e dei santi.
In ogni gruppo umano esiste una vittima
predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie
insulse e malevole, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro
mali umori e il loro desiderio di nuocere.
Kafka comprende il mondo (il suo e anche meglio il
nostro di oggi) con una chiaroveggenza che stupisce, e che ferisce come una
luce troppo intensa.
In realtà, e nonostante alcune contrarie
apparenze, il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era
ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme. Sotto ogni militarismo,
colonialismo, corporativismo sta la volontà precisa, da parte di una classe, di
sfruttare il lavoro altrui, e ad un tempo di negargli ogni valore umano.
L'uomo è per natura gregario. Ricerca più
o meno consapevolmente la vicinanza non già del suo prossimo generico, ma solo
di chi condivide le sue convinzioni più profonde (o la sua mancanza di tali
convinzioni).
In questa nostra epoca fragorosa e
cartacea, piena di propaganda aperta e di suggestioni occulte, di retorica
macchinale, di compromessi, di scandali e di stanchezza, la voce della verità,
anziché perdersi, acquista un timbro nuovo, un risalto più nitido.
La vergogna che i tedeschi non conobbero,
quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde
che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono,
e che la sua volontà sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a
difesa.
La maggior parte tra noi erano ebrei:
ebrei provenienti da tutte le città italiane, ed anche ebrei stranieri,
polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell'Italia fascista
costretta all'antisemitismo dalle leggi razziali di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile
ospitalità del popolo italiano.
Quando c'è la guerra, a due cose bisogna
pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo alla roba da
mangiare; e non viceversa, come ritiene il volgo: perché chi ha le scarpe può
andare in giro a trovar da mangiare, mentre non vale l'inverso.
Nelle intenzioni fasciste, in Italia, la
caccia all'ebreo non avrebbe dovuto essere meno accanita che nella Germania
alleata, ma è stata ampiamente vanificata dalla sensibilità umana degli
italiani, dalla indifferenza politica di allora, e dal discredito di cui il
fascismo si era ormai coperto.
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