Scrittore, Sceneggiatore, Regista
(6 Settembre 1925)
Non bisogna mai avere paura
dell'altro perché tu rispetto all'altro sei l'altro.
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Gli italiani stanno iniziando a
capire Berlusconi, ma non
l'hanno ancora capito completamente. La questione è più
complessa. Anche la vicenda del regime mediatico non l'hanno ancora compresa a
fondo.
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La notte cambia odore ogni ora che
passa.
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Leggere le pagine dei quotidiani
siciliani è, purtroppo spesso, assai più appassionante di un
romanzo giallo.
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Sotto il fascismo ero più
libero di quanto lo siano adesso i giovani.
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L'affidarsi alla memoria, è
la volontà dell'uomo di non scomparire. E quando la conoscenza si
arresta, subentrano i sensi, che alimentano la fantasia.
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Le bombe non risolvono la questione,
se non si eliminano le radici dalle quali scaturisce il terrorismo.
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Giovanni Paolo
II,
il Papa Uomo. E posso dirlo soprattutto degli ultimi tempi, quando non ha
esitato a mostrare la decadenza fisica, la malattia che lo colpiva dando
coraggio a tutti i malati i sofferenti, dandoci il coraggio per il passo
ultimo.
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Giovanni Paolo
II
ha accelerato il corso della storia. E del comunismo, che resta un fenomeno
storico senza precedenti, è stato veramente un degno e fiero avversario.
Un avversario vittorioso.
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Giovanni Paolo
II
è stato, fra i tanti pontefici che io ho visto avendo ottant'anni,
quello che più concretamente si è dato da fare per il mondo, per
gli uomini.
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Una volta Italo Calvino scrisse a Leonardo
Sciascia
che era praticamente impossibile ambientare una storia gialla dalle nostre
parti essendo la Sicilia, disse pressappoco così, prevedibile come una
partita a scacchi.
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Fatevi condizionare il meno
possibile da una società che finge di darci il massimo della
libertà.
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Credo che il comunismo, nei termini
in cui lo abbiamo letto, anche perché noi italiani ne siamo stati
felicemente fuori pur essendo molti di noi comunisti, era destinato a una
implosione. Come quando si vedono crollare su se stessi i grattacieli americani
precedentemente minati.
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Può un vero cristiano amare
il capitalismo? Perché se è vero che da un lato è stato
possibile quantificare le vittime del comunismo, le vittime del capitalismo,
invece non vengono quantificate da nessuno.
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Con Gianfranco Fini potrei
dialogare, usare lo stesso linguaggio, pur da posizioni diametralmente opposte.
Perché quello di Fini ha un linguaggio che ha un
substrato cultural-politico, seppur diverso dal mio.
Con Berlusconi invece non puoi ragionare in
termini politici, perché ha un linguaggio aziendale. A volte
irresponsabile. Pronto a menar fendenti a destra e a manca. A definire chi non
pensa come lui un comunista, a delegittimare gli avversari.
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Rispetto alla natura, la gente
è ancor più complessa e variegata. Il bello della Sicilia
è la scoperta quotidiana di siciliani sempre diversi. Chiudere il
siciliano in un ruolo di tanghero scostante è un errore grosso. Certo
che esiste un siciliano di questo tipo ma c'è anche il sangue di tredici
dominazioni. Credo che oggi, noi siciliani, abbiamo l'intelligenza e la
ricchezza dei bastardi, la loro vivacità e arguzia.
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Io ho assistito a una strage
mafiosa, per un pelo sono salvo. E mi sono salvato perché sono rimasto
al bancone del bar della sparatoria invece di avvicinarmi a colui che mi aveva
invitato al tavolo e venne crivellato di colpi. Era un capo mafioso e io non lo
sapevo! La borghesia col suo silenzio è stata complice: ha fatto sempre
finta di non sapere.
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Colui che una volta scriveva poesia,
racconti, romanzi, nella Sicilia della mia giovinezza era un perditempo o un
pazzo "pirinnello" cioè "un Pirandello", che
perdeva tempo in cose campate in aria, inutili. Credo che cinquant'anni siano
serviti a far capire che la cultura a qualche cosa serve. Cioè chi fa
cultura oggi può non sentirsi una cimice che succhia il sangue di quelli
che lavorano, quindi questo nuovo atteggiamento ha aperto alcuni orizzonti a
nuove case editrici, a scrittori, a saggisti. Il problema è che siano
letti e a questo ancora non ci siamo arrivati. La nostra regione ha uno dei
tassi di lettura più bassi d'Italia, che è già tra i
livelli più bassi d'Europa.
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Leonardo
Sciascia
non si laureò mai. Riuscì ad avere un diploma per insegnare alla
scuola elementare: riteneva che per un bambino, in Sicilia quegli anni fossero
importantissimi e formativi, tanto da diventare una sorta di assoluto.
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C'è chi dice che adopero il
siciliano come l'uva passa: ne lascerei cadere qualche chicco su una struttura
italiana. Non è così. La cosa è più complessa. Io
utilizzo le parole che mi offre la realtà per descriverla in
profondità. Non potrei mai ambientare un mio libro in una città
che non conosco.
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Montalbano è meteoropatico,
come molti siciliani. Le stagioni oggi hanno perso la strada, una volta erano
gente d'onore, si presentavano in modo appropriato. Non c'erano inverni caldi,
ma moderati.
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Ho lavorato per trent'anni in Rai.
È un'azienda misteriosa dalla quale non riesci mai a liberarti. Vedere
in difficoltà l'azienda dove hai lavorato per tanti anni, ti addolora e ti
fa rabbia.
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La rivoluzione la intendo come una
forza propulsiva, come il convergere di alcune situazioni storiche che
determinano l'esplosione di tutte le valvole di sicurezza. La rivoluzione
è un avvenimento che cambia il mondo.
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